di Michela Marzano in “la Repubblica” del 11 maggio 2022
Non si tratta affatto di goliardate. Nessuna donna si diverte quando viene insultata o intimidita da un uomo. E il ministro Guerini ha perfettamente ragione quando, intervenendo sui fatti accaduti durante l'adunata degli Alpini a Rimini, dichiara: "È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare giustificazione e vanno condannate senza esitazione". Tanto più che non si è trattato affatto di casi isolati, di pochi maschi che avevano forse bevuto troppo e che si sono lasciati andare a volgarità e gesti inopportuni. Se si fosse trattato solo di alcuni Alpini, all'adunata non ci sarebbero stati cartelli con scritte offensive. Né, tantomeno, si sarebbero sentiti scandire dal palco motti volgari e imbarazzanti. Questi cartelli e questi motti, oltre alle quasi duecento testimonianze raccolte dall'associazione, rendono bene l'idea di come ci si trovi di fronte a un fenomeno ben più generale, uno dei peggiori retaggi del vecchio patriarcato.
Non mi stupisce, allora, la reazione del presidente dell'Associazione nazionale Alpini (Ana), Sebastiano Favero, il quale, messo al corrente della situazione, ha subito sottolineato l'assenza di denunce sporte alle forze dell'ordine. "Vogliamo fatti", ha continuato Favero. Prima di aggiungere: "Non possiamo procedere sul sentito dire. Servono le denunce che, al momento, non ci risultano". Ma che cosa intendeva Favero parlando di "sentito dire"? Se una donna parla di ciò che ha subito senza sporgere denuncia formale significa, forse, che il fatto non sussiste? Che poi, francamente, a che serve sporgere denuncia contro ignoti, come tra l’altro ha fatto una ragazza di 26 anni, raccontando di essere stata circondata e aggredita da tre persone? A ripetere per l'ennesima volta che si è state ferite da quelle parole volgari e da quei gesti invasivi nonostante sia ovvio che, essendo i responsabili anonimi, resteranno impuniti? Il vero problema - considerando che la maggior parte delle testimonianze delle donne e delle ragazze ha descritto i molestatori come uomini di 60-70 anni - è quella intollerabile e vecchia cultura dello stupro che ancora persiste nel nostro Paese. Quell'idea secondo cui una donna, in fondo, ci starebbe sempre: anche quando dice "no" starebbe solo facendo la preziosa, in realtà non aspetterebbe altro. Una cultura che, di cultura, non ha nulla; visto che è solo un accumulo di stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi che si sono via via incrostati, e che gli uomini si sono tramandati per secoli di generazione in generazione.
Bisognerà tuttavia che, prima o poi, i maschi si mettano l'anima in pace, e che accettino una buona volta che siamo all'epoca del consenso: dopo tantissimo tempo e molte battaglie, ogni donna ha finalmente il diritto di dire "no" e di non essere importunata; nessuna più è disposta a farsi fischiare o adescare come se fosse un cane o un gatto. Basta con questa fesseria secondo cui un maschio, per definizione, sarebbe irresistibile. Basta con l'assurda pretesa che non ci sarebbe alcun motivo, per una donna, di non sentirsi lusingata da un commento (non richiesto) buttato lì.
Un tempo, alle donne, anche a quelle della mia generazione, mancavano le parole esatte per qualificare quel vissuto umiliante che si ripeteva ogniqualvolta si veniva importunate, con parole e gesti volgari e imbarazzanti. Adesso, per fortuna, non è più così, e i più giovani, in fondo, lo stanno pian piano imparando. La seduzione, con la molestia, non c'entra niente. E non c'è bisogno di aspettare di essere stuprate per sdegnarsi, denunciare o pretendere che non accada più. E se è senz'altro vero, come tiene a precisare l'Ana, che "gli Alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà", è anche vero che è forse giunta l'ora che si rendano conto che le donne, che pure hanno scritto nel corso dei secoli pagine intense di sacrifico, amore e solidarietà, non sono oggetti a disposizione dei maschi, ma persone autonome, libere e ugualmente degne di rispetto e considerazione.
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